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Uno spazio ancora negato
di Valentina Elia, FIRI (oblò)
Nuovo ostacolo (francese) per l’adesione allo spazio Schengen di Romania e Bulgaria
Pochi giorni fa in Francia si è alzato un vero e proprio polverone politico che sembra aver anticipato di quasi sei mesi le elezioni locali ed europarlamentari, previste per la primavera del 2014. Oggetto di discussione sembra essere ancora una volta la candidatura di Romania e Bulgaria all’area Schengen, lo spazio in vigore dal 1995 in cui è consentita la libera circolazione delle persone, senza controlli alle frontiere interne.
Negli anni scorsi, diversi stati membri avevano espresso perplessità sull’ingresso di Romania e Bulgaria, arrivando persino a minacciare il veto per bloccare la candidatura (congiunta) dei due paesi danubiani nell’area Schengen. Ad alzare la voce furono stati come la Germania e l’Olanda. Oltre alla presunta inadeguatezza di Romania e Bulgaria nella gestione e prevenzione dei flussi migratori, Germania e Olanda contestavano anche la loro capacità nel fronteggiare la corruzione e la criminalità ai propri confini. Contestazioni che certamente non piacquero agli stati interessati, dati gli enormi sforzi compiuti per mettersi al pari con gli altri membri del club. Ma a queste preoccupazioni politiche ora si accostano le preoccupazioni “culturali” da parte della Francia. A mettere in allarme il Governo francese sono i 20.000 rom stranieri presenti sul territorio della Francia, i quali, si afferma negli ambienti vicino al presidente Hollande, “hanno uno stile di vita estremamente differente”.
Per la prima volta, un argomento di questo genere viene utilizzato per bloccare l’adesione di un Paese UE nello Spazio Schengen. La Commissione europea, pertanto, ha giudicato scandalose le affermazioni della Francia, ricordando che la libera circolazione delle persone costituisce uno dei valori su cui si basa l’Unione Europea. E neppure il commissario della giustizia Viviane Reding è stata clemente nei confronti della Francia, accusandola di usare la questione rom come una sorta di scudo dietro il quale rifugiarsi per non affrontare questioni scottanti come il bilancio del Paese o il debito pubblico.
A smorzare un po’ i toni, cercando di precisare e chiarire alcune questioni alla base delle accuse francesi, è il premier romeno Victor Ponta. Egli ha ribadito che “non esiste una connessione tra l’adesione della Romania allo spazio Schengen e la minoranza rom, per il semplice motivi che la Romania non è ancora un membro dello spazio Schengen, eppure i rom sono già lì”.
Fonte: Gazeta Românească
Addio a Roman Vlad
Si è spento a Roma, aveva 93 anni. Dal 1987 al 1993 è stato presidente della Siae.
(fonte: La Stampa, 22 sett. 2013)
«L’Italia era e resta per me il Paese della cultura. Ho viaggiato molto, nessun’altra nazione ha altrettanta sostanza artistica. Anche se spesso viene celata dalla volgarità, dal degrado. Il raggio del banale si sta allargando. Bisogna reagire». Compositore prolifico e versatile, pianista e musicologo, uomo di profonda e vasta cultura, è morto a Roma, a 93 anni, Roman Vlad.
Nato a Cernăuți in Romania (oggi Cernovtzy, in Ucraina) il 29 dicembre 1919, dove conseguì il diploma in pianoforte, si trasferì in Italia a 19 anni, nel 1938, ottenendo la cittadinanza nel 1951. Insignito nel 1995 della Medaglia d’oro ai Benemeriti della cultura e dell’arte da parte della Presidenza della Repubblica Italiana, Vlad arrivò nel nostro paese per studiare proprio pianoforte con Alfredo Casella che ne aveva la cattedra all’Accademia di Santa Cecilia, ma raccontò recentemente di aver di avere presto abbandonato la carriera di concertista per quella di compositore dopo aver suonato e frequentato il Teatro delle Arti di Roma, dove, grazie ai fratelli Bragaglia, la musica moderna era di casa e si incontravano appunto Casella o Goffredo Petrassi. «Il pianoforte è proprio connaturato nella mia vita – affermava Vlad – è come fosse un mio prolungamento, attraverso cui si inverano pensieri e musica».
Nel secondo dopoguerra Vlad si fece apprezzare internazionalmente anche come musicologo e conferenziere: nel 1954 e 1955 tenne corsi di musicologia alla Summer School of Music di Dartington Hall e partecipò a congressi e seminari in tutta Europa, in America ed in Giappone. Ha scritto opere teatrali, sinfoniche e da camera, fra cui si ricordano le “Cinque elegie su testi biblici”, “Melodia variata” e il celebre ciclo de “Le stagioni giapponesi, 24 Haiku”, tutte composte negli anni ’90. Sue anche musiche per film e di scena, come la colonna sonora di ‘La bellezza del diavolo’ di René Clair, o il commento musicale a ‘Racconto di un affresco’, film di Luciano Emmer sul Giotto della Cappella degli Scrovegni.
Con l’aiuto di due musicisti e amici, Vittorio Bonolis e Silvia Cappellini, aveva pubblicato per Einaudi nel 2011 Vivere la musica. Un racconto autobiografico. Persone, luoghi, fatti, giudizi, vicende private e pubbliche: il libro è un atlante del nostro tempo culturale e politico. La dedica è alla moglie, l’archeologa Licia Borrelli, «che illumina la mia vita». Vlad per la prima volta apriva lo scrigno della sua memoria per restituire le vicende della sua lunga e avventurosa esistenza che ha abbracciato quasi un secolo della nostra Storia: i fatti, gli affetti, gli eventi, gli incontri – da Alfredo Casella a Igor Stravinskij a Riccardo Muti -, ma anche l’estenuante fatica che precedeva ogni sua felice ispirazione. «Sono immerso nella musica da quando ho memoria di me. I miei primi ricordi musicali risalgono alla primissima infanzia, quando vivevo a Vășcăuți, con i miei genitori nella grande casa di campagna di proprietà dei nonni materni. Vășcăuți, o Waschkoutz in tedesco, era un piccolo centro a circa 40 km da Czernowitz, antica capitale del ducato di Bucovina, dove sono nato il 29 dicembre 1919. In casa si faceva e si ascoltava molta musica; mio padre, magistrato, amava moltissimo l’opera lirica italiana, specie l’Aida. Avevamo il pianoforte, il grammofono e tanti dischi. Certo, non c’era la radio e tanto meno la televisione, si era ai primi anni del 1900».
Padre di Alessio Vlad, anche lui musicista, e di Gregorio, fisico, dal 1958 è stato direttore della sezione musica dell’Enciclopedia dello spettacolo, mentre dal 1967 ha condiretto la Nuova Rivista Musicale Italiana. Dal 1980 è stato per due anni presidente della Cisac (Confédération Internationale des Auteurs et Compositeurs), dal 1987 al 1993 presidente della Siae. Tra le altre cariche ricoperte: direttore artistico dell’Accademia Filarmonica Romana per due mandati (1955-1958 e 1966-1969), del Teatro Comunale di Firenze (1968-1972), dell’Orchestra Sinfonica Nazionale della Rai di Torino (1973-1989), presidente della Società Aquilana dei Concerti (1973-1992) e dell’Accademia Filarmonica Romana (1994-2006), membro del comitato direttivo dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia a Roma. È stato inoltre direttore artistico del Teatro alla Scala di Milano e sovrintendente del teatro dell’Opera di Roma.
Il 23 luglio Roman Vlad ha donato alla Fondazione Giorgio Cini di Venezia il suo archivio personale. Tra i molti documenti si segnalano quelli relativi alle innumerevoli collaborazioni con il regista Luciano Emmer, gli studi preparatori per la musica dei film Romeo e Giulietta di Renato Castellani (1954) e La bellezza del diavolo di René Clair (1950).
Articoli correlati: Sandra Cappelletto, “Roman Vlad, la mia vita straordinaria”, intervista su La Stampa, 31 ott. 2011.
A settembre in “Orizzonti culturali italo-romeni”
ORIZZONTI CULTURALI ITALO-ROMENI (n. 9, settembre 2013, anno III), mensile online bilingue; per l’edizione romena, cliccare qui.
Edizione italiana
«Cioran, la passione del pensiero». Intervista ad Antonio di Gennaro
«La filosofia, secondo Cioran, ha a che fare con la radice più propria della soggettività: i sentimenti, le emozioni, le passioni. Io credo che Cioran sia uno dei più importanti filosofi del Novecento, anche se non è mai stato un filosofo di professione, un accademico, un docente universitario, quanto piuttosto un pensatore privato, un libero scrittore, un ʻviandanteʼ o un clochard della filosofia». Uno sguardo a tutto campo sull’opera di Emil Cioran è la sostanza dell’intervista che il filosofo romeno Ciprian Vălcan propone ad Antonio di Gennaro, acuto studioso del pensatore di Răşinari (Sibiu).
«Diario 1935-1944», le provocazioni di Mihail Sebastian
Accolto alla sua pubblicazione (1996) dalla critica internazionale come un vero evento letterario e subito tradotto in numerose lingue, il Diario 1935-1944 di Mihail Sebastian (nome d’arte di Iosef Hechter, di origine ebrea, nato a Brăila nel 1907) custodisce la memoria di un’epoca drammatica e complessa. Eppure non è ancora tradotto in Italia. Mauro Barindi traccia un ampio profilo biografico di questo illustre romeno, imbevuto di cultura francese e contemporaneo degli altri grandi romeni della diaspora parigina (Cioran, Eliade, Ionescu), proponendo quindi in traduzione alcuni brani della sua opera.
«Il caso Kerenes», la Romania dei nostri giorni protagonista a Berlino
Vincitore 2013 dell’Orso d’Oro al Festival di Berlino, Il caso Kerenes (Poziţia copilului, secondo il titolo originale), diretto da Călin Peter Netzer e ispirato a una storia personale, esplora un complicato rapporto madre-figlio, mentre prospetta un’impietosa indagine della corruzione della società romena e di una nuova borghesia senza scrupoli, che pesa anche il dolore in denaro. Il film, finestra illuminante e al tempo stesso inquietante su una certa Romania dei nostri giorni, ha ricevuto un ampio e unanime consenso. Francesco Saverio Marzaduri ne propone un’approfondita e articolata analisi.
La spiritualità ortodossa romena ai Convegni ecumenici di Bose
Animata da una costitutiva vocazione ecumenica, la comunità monastica di Bose da oltre vent’anni consolida questo suo tratto identitario con un convegno internazionale dedicato alla spiritualità ortodossa. La casa editrice Qiqajon, espressione della comunità, ha pubblicato gli Atti di due Convegni ecumenici, con significativi contributi dedicati alla Chiesa ortodossa romena.
In particolare, per il tema comunione e solitudine, un ritratto del grande monaco Cleopa di Sihăstria [foto destra], quindi un saggio sulla Bibbia nella tradizione ortodossa romena. Presentazione di Giacomo Ruggeri.
La spettacolarizzazione della prosa italiana
Oana Boşca-Mălin, docente di lingua e letteratura italiana all’Università di Bucarest, ha pubblicato un poderoso studio sulla spettacolarizzazione della prosa italiana, che nel 2012 gli ha valso il premio di italianistica «Marian Papahagi». Sotto analisi, gli attuali meccanismi di promozione della letteratura, i filoni narrativi di maggior successo, il rapporto della nuova narrativa con il pubblico e con il mondo editoriale. Forte di una robusta bibliografia, Boşca-Mălin ci consegna un lavoro di carattere interdisciplinare in grado di interessare un largo pubblico. Recensione di Miruna Bulumete.
«L’oro fra le rughe». Versi di Ioan Moldovan
Debutta nel 1980, ma prende un cammino diverso da quello degli «ottantisti». Ioan Moldovan, poeta della quête della suprema finzione, di vena confessiva, tanto lucido quanto ludico, tagliente e lirico, conosce registri teneri e sofisticati, lapidari e impetuosi. Le sue raccolte poetiche sono state pluripremiate e tradotte in ungherese, inglese, tedesco, albanese, francese e ceco. Insomnii lîngă munți (Insonnie ai piedi del monte) è la raccolta in cui più si avverte una chiara vicinanza tra Moldovan e Montale, persino nel ritmo e nella sintassi. Presentazione e traduzione di Anca-Domnica Ilea.
L’incanto del mondo nella poesia di Marco Lucchesi
Marco Lucchesi, poeta, scrittore e traduttore nato in Brasile da genitori italiani, è autore di liriche dove la meraviglia è l’elemento germinale e vitale, parole che non conoscono la pressione del quotidiano. «Nei suoi versi – scrive George Popescu, autore della presentazione e selezione di testi che qui pubblichiamo – rovescia, appena confiscati, cieli (lucreziani e danteschi), pianeti, corto-circuitati da un animo, suo, pronto a rifare il disperso ordine. Il reale persiste, ma ahimè, soltanto come un bagaglio abbandonato, un testimone ignobile del pieno vivere».
I mass media italiani e lo stereotipo albanese
L’immigrazione albanese In Italia ha avuto molti aspetti. A partire dal marzo del ’91, gli albanesi non sono mai stati presentati al pubblico in una condizione di normalità. Frosina Qyrdeti e Adriana Gjika studiano il ruolo esercitato dai mass media, spesso enfatici nel riportare episodi di cronaca nera legati agli albanesi. All’irrinunciabile obiettivo di un’integrazione vista come percorso di incontro, dove le persone si conoscono, confrontano e condividono valori e modi di pensare non può essere indifferente una stampa responsabile e consapevole, in un processo di natura sua biunivoco.
Lo scrittore Dan Lungu al Festival di letteratura di Mantova
Nell’ambito dell’’edizione 2013 di Festivaletteratura, in programma a Mantova tra il 4 e l’8 settembre, la Romania sarà rappresentata dallo scrittore Dan Lungu il quale partecipa, col supporto dell’Istituto Romeno di Venezia, a due eventi.
Il primo evento si terrà giovedì, 5 settembre, dalle 20:45 presso la Chiesa di S. Maria della Vittoria nell’ambito della sezione “Vocabolario Europeo”, nella quale dieci scrittori sono invitati a presentare al pubblico una parola rappresentativa per la loro opera e cultura. Dan Lungu ha proposto il termine “umorismo”. Insieme allo scrittore romeno, all’evento parteciperà lo scrittore finlandese Tuomas Kyrö con la parola “voce”. L’incontro sarà moderato dal linguista Giuseppe Antonelli.
Il secondo evento si terrà venerdì, 6 settembre, a partire dalle 19.15 presso il Palazzo di San Sebastiano. Accanto allo scrittore italiano Diego De Silva, Dan Lungu parteciperà a un dialogo moderato dal critico letterario Simonetta Bitasi, una discussione sulle opere dei due scrittori incentrata su due parole-chiave amore e ironia.
Dan Lungu è uno dei più tradotti scrittori romeni contemporanei. In Italia sono stati pubblicati finora due suoi libri di narrativa: Il paradiso delle galline. Falso romanzo di voci e misteri (trad. di Anita N. Bernacchia, Manni, 2010); e Sono una vecchia comunista (trad.e di Ileana M. Pop, Zonza, 2009 – prima edizione; Aìsara, 2012 – seconda edizione). Insieme a Radu Pavel Gheo, Dan Lungu ha curato il volume Compagne di viaggio. Racconti di donne ai tempi del comunismo (traduzioni di Mauro Barindi, Anita Natascia Bernacchia e Maria Luisa Lombardo), pubblicato presso Sandro Teti, Roma, 2011.
Ai due eventi parteciperà anche la traduttrice e interprete Ileana M. Pop, uno dei più attivi traduttori di letteratura romena in lingua italiana negli ultimi anni.
L’Istituto Romeno di Cultura e Ricerca Umanistica di Venezia è partner del Festivaletteratura di Mantova dall’edizione 2010. Per la Romania hanno partecipato finora gli scrittori Mircea Cărtărescu, Norman Manea, Radu Mihăileanu, Horia-Roman Patapievici, Ştefania Mihalache, Lucian Dan Teodorovici, Varujan Vosganian, Gabriela Adameşteanu.