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Archive for giugno 2013

A giugno in “Orizzonti culturali italo-romeni”

17 giugno 2013 Commenti disabilitati

ORIZZONTI CULTURALI ITALO-ROMENI (n. 6, giugno 2013, anno III), mensile online bilingue; per l’edizione romena, cliccare qui.

Edizione italiana

Eminescu in fiction: «Vietile paralele» di Florina Ilis

Ancora una volta Florina Ilis sorprende e spiazza con il suo nuovo romanzo, Vieţile paralele (2012), un romanzo di ciclopiche dimensioni (quasi 700 pagine) per un ciclope della letteratura romena ed europea, Mihai Eminescu, colto dalla scrittrice in modo significativo negli ultimi suoi tormentati anni di vita, segnati in modo drammatico dalla malattia mentale e dal declino fisico. Nell’intervista la scrittrice ci illustra alcuni aspetti di questo romanzo poderoso, sorprendente, geniale, diventato un caso letterario in Romania e al quale sono già stati tributati due premi. A cura di Mauro Barindi.

Ilis vietile paralele

Cioran/1. Una esasperata lucidità: le lettere giovanili del grande romeno

Le lettere di Emil Cioran redatte al tempo della composizione del suo primo libro pubblicato in Romania: le troviamo nel volume Lettere al culmine della disperazione, curato da Giovanni Rotiroti, in traduzione di Marisa Salzillo, presentato al recente Salone del Libro di Torino. Appassionate e aggressive, oppure tenere e affettuose, le missive di quel periodo precisano il contesto emozionale nel quale hanno preso campo le idee e le ossessioni che anticipano di qualche anno Al culmine della disperazione. E non mancano ombre e ambiguità del periodo berlinese. Testo di Giovanni Rotiroti.

Cioran/2. «Al culmine della disperazione. Ma non rinuncio all’amore»

«Per quanto combatta al culmine della disperazione, non vorrei né potrei rinunciare all’amore neppure se la disperazione e la tristezza oscurassero la fonte luminosa del mio essere, dislocata in chissà quali angoli remoti della mia esistenza». Così Cioran nelle sue lettere giovanili, efficaci testimonianze della vita privata del giovane scrittore, ma anche florilegio di emozioni, desideri, derive che il ventenne romeno aveva la necessità di esprimere e condividere. Irma Carannante traccia una panoramica dei motivi e delle circostanze di questi scritti.

Il «sale del pensiero»: l’aforisma romeno contemporaneo

«Un aforisma è un semplice granello di metallo nobile, ma può avere il peso del mondo. La letteratura aforistica è il sale del pensiero». Non aveva dubbi il grande Lucian Blaga, considerato tra l’altro anche il maggior esponente dell’aforisma romeno del Novecento, circa questo genere letterario, non «marginale» eppure assolutamente «marginalizzato» dall’editoria e dalla critica. Ampia panoramica di voci e temi è, al riguardo, la recente Antologia dell’aforisma romeno contemporaneo (Genesi, 2013), pubblicata a cura di Fabrizio Caramagna, con la collaborazione di Alina Breje.

Religione e stato nell’Europa odierna. Conferenza di Andrei Marga

Quello tra religione e stato è un rapporto notoriamente complesso nella storia europea. Il professor Andrei Marga, presidente dell’Istituto Culturale Romeno di Bucarest, ne approfondisce gli aspetti, mostrando come, pur non essendo realistico il ritorno ad una condizione precedente alla secolarizzazione, sia insoddisfacente una separazione radicale tra queste due realtà. Tenendo ferma la differenza tra politica e religione, Marga segnala che la religione non è apolitica e che lo stato non può restare indifferente rispetto alle fedi dei propri cittadini, specie se sono in gioco valori democratici.

George Teseleanu: «Romeni in Italia, usciamo dall’individualismo»

«La comunità romena in Italia sta affrontando la perdita della propria identità culturale, spirituale e linguistica, mentre la propensione all’individualismo tipica del popolo romeno è difficile da sradicare». George Teseleanu, già Console onorario di Romania ad Ancona, è convinto che solo una comunità unita può promuovere efficacemente i propri valori. I numeri ci sono tutti: sono oltre un milione i romeni presenti in Italia, protagonisti di un apporto all’economia Italiana pari al 1,2% del Pil. Non è più tempo di badare soltanto al cerchio ristretto dei propri interessi: occorre unirsi e promuovere cultura.

Romania da tradurre: Andrei Pleşu e i suoi «Minima moralia»

Andrei Pleşu, scrittore di spicco della Romania contemporanea, è ancora in Italia quasi un signor sconosciuto. Eppure la sua prosa, animata da un contrasto formale tra una problematica impegnativa (morale, teologica, esistenziale) e un approccio diretto, spesso ludico e ironico, si segnala per uno stile inconfondibilmente elegante e largamente accessibile.andrei_plesu

Horia-Corneliu Cicortaş traduce alcuni brani di una nota opera di Pleşu, Minima moralia: elementi per un’etica dell’intervallo. Un aperto invito all’editoria italiana a prestare attenzione a questo raffinato autore.

«Festival di lettura giovane», un promettente progetto italo-romeno

È giunto al suo secondo anno il «Festival di lettura giovane», promettente progetto culturale che coinvolge cinque licei bilingui di Romania, nei quali, in base al protocollo firmato fra Italia e Romania, si studia in modo intensivo e secondo programmi speciali l’italiano. Si tratta dei licei: «Dante Alighieri e «Ion Neculce» di Bucarest, «Gheorghe Bariţiu» di Cluj-Napoca, «Transilvania» di Deva e «Jean Louis Calderon» di Timişoara. La professoressa Smaranda Bratu Elian dell’Università di Bucarest presenta obiettivi, risultati e prospettive di questo significativo progetto.

«Scrivo amore con un nodo in gola». Versi di Dan Sociu

Dan Sociu, classe 1978, è una delle voci più interessanti della poesia romena contemporanea. Ciò che subito risalta nella sua opera è la coerenza tematica e stilistica. Sociu scrive in modo sapiente, è conscio dei propri strumenti e li utilizza al meglio, rivolgendosi al lettore in modo diretto e potente, una sorta di «épater le bourgeois» che avviene raccontando semplicemente il reale: quello del poeta. Tutti i libri di Sociu mettono insieme e rivelano progressivamente un personaggio ispirato direttamente all’autore, di cui porta il nome e manifesta i dati biografici. A cura di Clara Mitola.


«Letteratura Spontanea», a Monaco la lingua italiana è casa per molti

«Letteratura Spontanea» è un salotto letterario ospitato dall’Istituto Italiano di Cultura di Monaco di Baviera e frequentato non solo da italiani, ma anche da tedeschi, francesi e romeni, accomunati dal fatto di conoscere tutti la lingua italiana. Giulio Bailetti, ideatore e direttore, racconta di questa stimolante esperienza, in dialogo con Eugen Popin. «Se decidi di vivere all’estero, la lingua che prima ti univa a tutti, ora ti unisce a pochi vicini e a molti lontani. Chi vive all’estero è salvato dalla distanza. Il rumore di fondo spesso insopportabile, che in Italia impedisce di pensare, qui non c’è».

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Moni Ovadia: “Noi/Altri”, sui sentieri della musica d’Europa

3 giugno 2013 1 commento

Martedì 11 giugno 2013, ore 20.30

Aula Magna – Sapienza Università di Roma

Noi/Altri

Un progetto di e con Mario Ancillotti, Moni Ovadia e Paolo Rocca

Narrazione di Moni Ovadia

Moni Ovadia Stage Orchestra

Ensemble Nuovo Contrappunto diretto da Mario Ancillotti

moni ovadia noi-altri

PROGRAMMA:

Brahms Danza ungherese nelle versioni per violino e cymbalon e per pianoforte a 4 mani

Brahms Rondò alla zingaresca per archi e pianoforte (dall’op. 25)

“Soro Lume” Canto tradizionale romeno

Bartók Danze Romene

Suite di danze popolari romene

Enescu “Ciocârlia”. Sonata per violino e pianoforte 1° movimento

“Ioane Ioane” Canto popolare romeno

Bartók da “Contrasti”: n. 3 Sebes

El Mohle Rakhamin Canto ebraico

Shostakovich 3 Canti ebraici

Mickey Katz Klezmer

Prokofiev Ouverture su temi ebraici

“Dragoste” Canto popolare romeno

 – Fuori abbonamento –

Biglietti: € 25-20-15
Under 30: € 12
Studenti Sapienza under 30: € 8

 

L’Europa è un luogo in cui un gran numero di popoli diversi hanno coltivato le loro culture e tradizioni, in una osmosi straordinaria. Rom e magiari provenienti dall’Asia, e poi ebrei dal medio oriente, portatori di tradizioni lontane e affascinanti, di scale musicali misteriose, di danze esotiche, di canti di lamento e di esilio, hanno in maniera forte e vivificante influenzato le culture dei paesi che attraversarono, a loro volta rimanendone influenzati.

Non è un percorso musicologico che Moni Ovadia e i suoi collaboratori Mario Ancillotti e Paolo Rocca vogliono proporre, ma piuttosto la storia della suggestione di queste tradizioni nella cultura Europea dell’800 e del 900, evidenziando la vitalità di questi legami, confrontando e accostando le musiche tradizionali a quelle “colte”, a volte anche inserendo le une nelle altre.

 

UFFICIO STAMPA:

Mauro Mariani, tel. 335-5725816, mauromariani.roma@tiscali.it

Andrei Pleșu (ancora) inedito

3 giugno 2013 2 commenti

L’autore Andrei Pleşu (n. 1948), scrittore e saggista, personalità di spicco della cultura romena contemporanea, in Italia è ancora quasi un signor sconosciuto. Eppure la sua prosa – animata da un contrasto formale tra una problematica impegnativa (morale, teologica, esistenziale) e un approccio diretto, spesso ludico e ironico – si segnala per l’inconfondibile stile, elegante e insieme accessibile anche ai non addetti ai lavori.minima moralia plesu

Il libro. Minima moralia: elementi per un’etica dell’intervallo (prima edizione: Cartea Românească, 1988; edizioni successive: Humanitas). Questo volumetto snello e stimolante, di cui presentiamo qui in anteprima italiana alcuni brani nella versione curata da Horia Corneliu Cicortaş, è il primo di una trilogia che l’autore romeno ha sviluppato attorno al tema dell’intervallo, trattato, successivamente alla riflessione etica, dal punto di vista religioso (il volume sugli angeli, Despre îngeri, è stato di recente pubblicato in Germania) e della via, intesa come percorso possibile di realizzazione spirituale. Il libro è stato finora tradotto e pubblicato in francese, tedesco, svedese, ungherese e slovacco. 

 ***

[…] Il bisogno di essere guidati è più di una volta il bisogno di vivere per delega, di trasferire a qualcun altro la responsabilità della propria vita. Quel che possiamo fare è di approssimare in maniera descrittiva la geografia dell’etica, i suoi contorni, i termini essenziali in cui va svolto il dibattito etico. Se proprio dovessimo proporre una norma, l’unica su misura delle nostre intenzioni reali è questa: uscire dallo stordimento etico, dalla sua meccanica gregaria, rendersi consapevoli del fatto – decisivo, pressante, inquietante – che l’etico esiste.

         Ma c’è forse qualcuno che lo mette in dubbio? Non è l’etico un costante riferimento di ciascuno? Noi pensiamo di no: in genere, l’esistenza dell’etico è registrata solo raramente, nelle situazioni limite, quando ci s’impone con una specie di (non desiderata) obbligatorietà. Per il resto, prendiamo come “ordine etico” la stretta convenzionalità dei costumi, la più scialba stereotipia sociale. Non percepiamo l’immoralità che dallo “scandaloso” in su. Fino a questo livello, tutto ci sembra più o meno in regola e, come tale, fuori di ogni interesse e di ogni discussione. Stando così le cose, ci sembra a maggior ragione che un certo “minimalismo” etico sia opportuno, se inteso come analitica della mediocrità morale, distinta dalla fenomenologia della catastrofe morale, delle colpe supreme, di cui si occuperebbe, diciamo, la “grande” etica.

         Statisticamente, la deriva morale di ogni giorno non consiste in un demente accumulo di “peccati che gridano vendetta al cielo”. La materia prima dell’etico quotidiano non è formata dall’assassinio, dalla persecuzione dei minori o dalla sodomia; quando questi fatti vengono segnalati, sono di tale radicalità e di tale ovvietà da scoraggiare ogni teorizzazione. I “peccati che gridano vendetta al cielo” tendono a rientrare, spesso, piuttosto nella sfera del patologico che non in quella della “colpevolezza” morale ordinaria. Il crimine di Raskolnikov ondeggia – come tutti i crimini dostoievskiani – da qualche parte tra il morboso ed il religioso, e per tale ragione è molto difficile da misurare con gli strumenti propriamente detti dell’etica. Molto più eloquente eticamente ci sembra l’immoralità dei personaggi di Gogol, il loro piatto demonismo, la mostruosità incolore delle loro anime addormentate. Questo è il territorio in cui l’etico si rivela veramente: la sonnolenza diurna, la prudenza irrespirabile dell’atteggiamento, il grigio dei valori. In breve, la placidità etica dell’uomo mediocre. Guardato da lontano, costui non commette nulla di grave: ma è proprio questo il suo peccato mortale, quello che lo ripara dall’attacco della comunità e dal risveglio della propria coscienza. Contraddistinto più da quanto omette che non dall’azione commessa, tranquillo nella sua inespressività, invulnerabile dal punto di vista della “grande” etica, perché, ripetiamo, egli non fa nulla che sia brutalmente rimproverabile, l’uomo mediocre è il depositario più perfido della miseria morale. Egli dimora in ciascuno di noi, sottraendosi, proprio per mezzo della sua palese e sfacciata banalità, a qualsiasi processo. La grande colpevolezza morale, il disastro morale sembrano quasi paradisiaci paragonati alla vigorosa anestesia morale dell’uomo mediocre. Il suo peccato non consiste nel dire grandi bugie, ma nel non evitare la più evitabile delle piccole bugie; non nel rimandare il grande gesto di autenticità, ma nel non provare nemmeno il gesto della minima decenza. Questo “nemmeno” è il problema centrale, la colpa capitale del “minimalismo” etico. Esso circoscrive l’incapacità comune di risolvere non il dilemma morale dalle dimensioni monumentali, bensì “lo stretto necessario” della moralità. Segnato da quest’incapacità, l’uomo si rende colpevole non tanto per il male cui è costretto (da circostanze aspre, da paure incontrollate e cose simili), quanto per il male al quale aderisce non costretto, dal quale potrebbe dunque tenersi senza rischi a distanza. Non gli si chiede di fare l’impossibile, ma di fare quel poco che è in grado di fare. Altrimenti, questo poco resta non fatto, in virtù di un’inerzia che contamina, come un veleno residuale, l’atmosfera morale adiacente.

         L’imperativo comportamentale proposto dal “minimalismo” etico che abbiamo come obiettivo non è, dunque, quello dei grandiosi sforzi intrapresi sotto la regia cosmica del decalogo. Si tratta piuttosto del dettaglio etico, di una stilistica dell’irrisorio, delle opzioni non necessariamente fondamentali, ma in ogni caso rilevanti. Si tratta di non fare del tema etico un tema festivo, invocabile unicamente nella tensione delle grandi “occasioni” etiche: in una vita umana, queste occasioni possono anche non presentarsi mai. E allora, il problema è quello di fare della piccola responsabilità quotidiana – la grande occasione.

[…]

(Frammento dal cap. IX del libro, trad. italiana a cura di Horia Corneliu Cicortaș.

Info: 349-7562472).

Teatrul Act di Bucarest, in scena nel Piemonte

1 giugno 2013 1 commento

jocuri in curtea din spate

La produzione del teatro Act va in scena a Torino (sabato e domenica) e in provincia di Novara, a S. Maurizio d’Opaglio (lunedì 10 giugno):

Torino, Cavallerizza Reale, sabato 8 giugno ore 21 e domenica 9 giugno ore 19;

San Maurizio d’Opaglio (NO), Teatro degli Scalpellini, lunedì 10 giugno 2013, ore 21

JOCURI ÎN CURTEA DIN SPATE

di Edna Mazya
con Ioana Manciu, Pavel Ulici, Florin Hritcu, Cezar Grumăzescu, Vlad Pavel
regia Bobi Pricop
produzione Teatrul ACT (Bucarest)
testo italiano Serena Bertetto per il Festival delle Colline Torinesi

La pièce Tratto da un testo della pluripremiata drammaturga israeliana Edna Mazya, ispirato ad un processo per stupro, lo spettacolo porta alla ribalta una giovane compagnia romena, raccontando una storia emozionante sull’amore, sull’adolescenza tradita, sull’ipocrisia del sistema giudiziario. Nel 2012 in occasione del Festival Nazionale di Teatro di Bucarest, lo spettacolo ha ricevuto il Premio della Critica e l’attrice Ioana Manciu il premio come miglior giovane interprete.

Edna Mazya ha immaginato uno schema drammaturgico assai scaltro: gli adolescenti e i loro avvocati, la ragazza e il pubblico ministero, sono interpretati dagli stessi attori. La transizione da un personaggio all’altro è veloce, avviene con un solo gesto: i capelli tirati all’indietro o un cambiamento giacca.

Bobi Pricop ha concepito uno spettacolo minimalista, quasi austero, con una scena fatta di cinque sedie, con poco movimento e un accumularsi di dettagli che costruiscono cinematograficamente i personaggi.

Spettacolo con sottotitoli in italiano

Teatrul Act è un teatro indipendente (non sovvenzionato), nato come fondazione privata nel 1995, con un suo spazio underground nella centralissima Calea Victoriei di Bucarest. La sua ricerca teatrale e le sue produzioni sono orientate verso la drammaturgia contemporanea. Uno dei principali animatori del teatro è il noto attore di teatro e cinema Marcel Iureș.

Biglietti

Cavallerizza Reale, via Verdi 9 – Torino
interi €15, ridotti €10.
Info: 011-19740291

Teatro degli Scalpellini, via  Marconi – San  Maurizio  d’Opaglio  (NO)
ingresso unico €5.
Info: info@teatrodelleselve.it,  cell. 339-6616179

 

Spettacolo presentato in collaborazione con il Festival delle Colline Torinesi nell’ambito del progetto Adotta una Compagnia – Bottega d’Arte Teatro delle Selve.