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Le sculture dei coniugi Zidaru, in mostra a Venezia
La mostra “Glorie” di Marian e Victoria Zidaru a Venezia
Nel periodo 1 giugno – 15 luglio 2011, l’Istituto Romeno di Cultura e Ricerca Umanistica di Venezia organizza presso la sede dell’Ateneo Veneto (Campo San Fantin 1897) la mostra “Glorie” degli artisti romeni Marian e Victoria Zidaru. Vernissage: martedì 1 giugno, ore 18.00.
L’inaugurazione si svolgerà in presenza degli autori e dello storico e critico d’arte Erwin Kessler, curatore della mostra. Essa è stata concepita come un omaggio a Venezia, la città che ha determinato in maniera decisiva l’orientamento artistico dell’opera dei coniugi Zidaru. Il concetto di spettacolo si concentra tanto sulla purificazione e sull’ardere, quanto sulla trasfigurazione e il cambiamento. Si tratta di impegno, silenzio e del sacrificio necessario richiesto dall’ascesa morale.
Marian e Victoria Zidaru sono i leader di una tendenza artistica affermatasi durante gli ultimi anni di comunismo come alternativa, riparo e protesta contro la repressione del regime totalitario, tendenza comunemente nota come “neo-ortodossa”.
Di dimensioni impressionanti, la scultura di Marian Zidaru – che sarà collocata al centro dell’Aula Magna della prestigiosa istituzione veneziana – s’intitola “La visione di Ezechiele” e rappresenta un frammento del simbolo iconografico bizantino chiamato “Glorie”. Il lavoro è stato ultimato nel 1999 ed è stato esibito per la prima volta presso il Museo Nazionale d’Arte di Bucarest, nell’ambito della mostra personale “Focul” (“Il fuoco”), e poi lo stesso anno presso il Museo Nazionale del Villaggio nell’ambito di una mostra personale, mentre nel 2004 ha partecipato alla Biennale d’Arte dei Balcani a Salonicco.
L’oggetto tessile realizzato da Victoria Zidaru rappresenta una tela casalinga ricamata con inni bizantini, la quale sarà posta sul pavimento a simboleggiare un sentiero sotto la superficie della scultura.
L’evento è sostenuto dall’Istituto Culturale Romeno di Bucarest, coi patrocini della Regione Veneto, Provincia e Comune di Venezia.
Compagne di viaggio. Racconti di donne ai tempi di Ceausescu
Roma, lunedì 30 maggio, ore 17 – Fondazione Europea Dragan (Foro Traiano 1/A, primo piano)
Presentazione del volume Compagne di viaggio. Racconti di donne ai tempi del comunismo, a cura di R. P. Gheo e Dan Lungu, traduzioni dal romeno di M. Barindi, A.N. Bernacchia e M.L. Lombardo. Sandro Teti Editore, collana ZigZag, 237 pp., 18 euro.
Intervengono: Alina Harja, Daniela Mogavero, Anita Bernacchia e Sandro Teti.
Il libro e le autrici
L’incubo di un aborto clandestino. I privilegi della nomenklatura. L’emancipazione di genere, per molti versi rimasta lettera morta nei proclami del regime. La persistenza di un patriarcato ancestrale. Un’epoca grigia che bandisce la libera scelta ed esige conformità. Benvenuti nella Romania di Nicolae Ceausescu! Diciassette scrittrici narrano la vita quotidiana al tempo della dittatura, per svelare i più intimi rovesci della condizione femminile in una società autoritaria. Mischiando registro epistolare e pagine di diario, fiction e autobiografia, “Compagne di viaggio” restituisce la resistenza dell’altra metà del cielo. Ora tragiche ora scanzonate, queste pagine fotografano la condizione delle donne fino alla caduta del regime, nel 1989, anno di grandi promesse, in parte tradite.
“Credo che se vogliamo comprendere bene un’epoca, dobbiamo capire come si svolgeva la vita quotidiana e le piccole cose in quel dato periodo. Voglio però evidenziare che i testi delle autrici hanno un valore letterario straordinario. Il volume conta non solo come testimonianza, ma anche come letteratura.” Dan Lungu
Le amministrative e i romeni d’Italia: un’opportunità mancata?
Le amministrative e i romeni d’Italia: un’opportunità mancata?
– Alcune considerazioni a partire dalle elezioni di questo mese –
di Horia Corneliu Cicortaș/FIRI
Nei giorni scorsi sono stato contattato da una giovane studiosa della Luiss che sta preparando una ricerca dal titolo suggestivo: “Diritto di voto locale per gli immigrati: uno strumento di democrazia e un supporto per l’integrazione”. La dottoranda sta conducendo questa ricerca alternando periodi a Roma e Bruxelles. Nella nostra lunga conversazione, abbiamo toccato diversi argomenti che riguardano la partecipazione degli immigrati (sia comunitari che non comunitari) alla vita sociale e politica del Paese di destinazione. Naturalmente, le sue domande – e le mie risposte – hanno perlopiù gravitato attorno alla comunità dei romeni residenti in Italia. Il dialogo ha fornito spunti utili sia per la ricerca della studiosa italiana che per la mia riflessione su argomenti di attualità riguardanti le dinamiche migratorie, come ad esempio la partecipazione dei residenti romeni alle recentissime elezioni amministrative italiane.
Cerco di riassumere qui il mio pensiero circa gli argomenti sui quali sono stato invitato a pronunciarmi in qualità di “testimone privilegiato” (tra gli stranieri che vivono qui) della vita pubblica italiana.
Innanzitutto, qualche parola sulla partecipazione dei romeni alle elezioni amministrative di questo mese. Personalmente, non sono sorpreso dalla loro scarsa partecipazione, in termini numerici, al voto; e qui mi riferisco sia agli aventi diritto iscritti sulle liste supplementari dei Comuni sia a quanti hanno effettivamente espresso un voto presentandosi alle urne, per non parlare dei pochissimi (su oltre cinquanta candidati) eletti nei consigli municipali. Eppure, se confrontiamo le tornate elettorali del 2007, 2009 e 2011 – le uniche utili per misurare la partecipazione al voto dei neocomunitari romeni (e bulgari) residenti in Italia -, possiamo notare un aumento costante di iscritti, votanti e candidati dal 2007 al 2009 e dal 2009 al 2011. Con ogni probabilità, questa percentuale aumenterà nei prossimi anni. Certo, la percentuale di partecipazione di romeni è ancora minima, se la rapportiamo a quella dei cittadini italiani o anche dei “vecchi” (e pochi) cittadini UE che vivono nello Stivale. Un paragone con la partecipazione dei polacchi e di altri cittadini dei Paesi europei centro-orientali che hanno aderito all’UE nel 2004, non ci rivela grandi differenze.
Inoltre, non dobbiamo dimenticare che la partecipazione della popolazione alle elezioni in Romania (amministrative, parlamentari, presidenziali o altro) ha avuto un netto andamento discendente dal 1990 a oggi: si è passati da una partecipazione di oltre 80% all’inizio degli anni Novanta verso il 60%, dieci anni dopo, per scendere sotto il 50% negli ultimi anni. Addirittura, nel recente rinnovo dell’amministrazione della città di Baia Mare, il sindaco è stato eletto con un’affluenza al voto inferiore al 29%. Allo stesso tempo, il presidente della Romania Traian Băsescu è stato rieletto nel secondo mandato (2009-2014), al ballottaggio del 2009 contro il suo principale controcandidato Mircea Geoană, con pochi voti di differenza, ottenuti proprio grazie ai voti espressi dai romeni residenti all’estero. Certo, la partecipazione della diaspora alle elezioni che avvengono in Romania (per il rinnovo di: parlamento, presidenza della repubblica, parlamento europeo o per i referendum, come quello – fallito – per l’impeachement di Băsescu, nel 2007) è superiore rispetto al coinvolgimento nei processi elettorali nei paesi UE dove gli emigrati romeni hanno diritto a votare, in quanto cittadini comunitari. Di conseguenza, non ci deve sorprendere se i romeni residenti in Italia che decidono di votare siano ancora pochi: innanzitutto, la maggior parte degli oltre un milione di residenti appartengono ad una’immigrazione che possiamo definire recente (5-10 anni di permanenza). In secondo luogo, sottolineo ancora, essi provengono da un Paese – la Romania – nel quale la popolazione si è disinnamorata progressivamente della politica, anche a causa della corruzione e dell’incompetenza che hanno caratterizzato, penalizzandoli, tutti gli schieramenti attuali. In terzo luogo, molti dei romeni di cui parliamo hanno sì i piedi in Italia, ma la testa in Romania: nonostante il sogno di tornare “a casa” si stia a poco a poco allontanando per molti di loro, essi tendono a seguire con più interesse la politica del Paese di origine rispetto a quella del Paese-destinazione (che nel frattempo è diventato adottivo, oltre che elettivo). Le dinamiche altalenanti e il pendolarismo continentale che contraddistinguono la diaspora romena sono processi che andrebbero studiati in maniera comparata, confrontando situazioni analoghe di migrazione intra-europea: soprattutto il caso degli emigrati italiani, greci e polacchi nell’Europa nord-occidentale.
Torniamo, infine, alle elezioni del 15-16 maggio, il cui esito definitivo sarà noto nei prossimi giorni, a Milano e in altre città. Non credo ci siano ragioni per dilungarsi troppo sulle cosiddette candidature “etniche” (i candidati per i consigli municipali provenienti dalla comunità straniera) e sul loro numero crescente versus il loro sostanziale fallimento – pochi volti raccolti sul mercato del consenso politico. Da un lato, è normale che l’integrazione dei romeni porti con sé anche una frammentazione politica delle opzioni elettorali: un riflesso della diversità politica non tanto del Paese di origine (Romania) quanto, piuttosto, della società di destinazione (Italia). Dall’altro, l’esercizio dell’elettorato attivo (il votare) e passivo (l’essere votati) implica non solo tempi più o meno lunghi di immedesimazione sociale, come in ogni dinamica migratoria – una cosa sono gli italiani in Argentina, altra cosa sono gli italiani in paesi vicini come Francia o Germania –, ma anche altre variabili da cui dipendono gli aspetti quantitativi e qualitativi dell’integrazione: educazione, formazione individuale, estrazione sociale, orientamento ideologico, appartenenza religiosa e così via. Tutto questo, coniugato con la seduzione che i partiti italiani esercitano alla vigilia delle elezioni nei confronti di ogni papabile interessante, o utile per la affermare la propria immagine di formazione politica aperta alla promozione dei “nuovi italiani”, rende molto difficile il voto etnicamente compatto, a favore dei candidati della comunità, o meglio di coloro che si dichiarano candidati per la comunità. Infine, l’impegno politico richiede, anche in tempi di populismi vari, assenza di leadership e di antipolitica modaiola, determinate doti personali, periodi di militanza, risorse e perseveranza da impiegare al servizio della comunità elettorale di riferimento.
Almeno finora, l’offerta politica è stata tale da non smuovere le masse inerti che costituiscono l’elettorato romeno-italiano, troppo “nostalgico” per staccarsi dalle radici, e troppo confuso per costituire un modello valido per quanti auspicano l’estensione del voto amministrativo anche agli extracomunitari stabilmente residenti in Italia.
Convegno Sicilia-Romania all’Università di Catania
Catania, 12-13 maggio: Sicilia-Romania. Dibattito interculturale Mediterraneo – Pontus Euxinus.
L’Istituto Romeno di Cultura e Ricerca Umanistica di Venezia e la Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università di Catania organizzano nel periodo 12- 13 maggio 2011 un convegno scientifico sul tema delle relazioni tra Sicilia e Romania nei diversi periodi storici e campi culturali (storia, letteratura, arte ecc.).
Il convegno si svolge presso la Facoltà di Lettere e Filosofia di Catania (Auditorium “Giancarlo De Carlo”, ex monastero dei Benedettini).
I partecipanti al convegno sono ricercatori, storici, professori, storici dell’arte, critici letterari romeni e italiani, che dibatteranno la storia delle relazioni romeno-siciliane e presenteranno i loro aspetti inediti.
Saranno presenti all’apertura dell’evento alte autorità siciliane: Giuseppe Castiglione, presidente della regione Sicilia, Raffaele Stancanelli, sindaco di Catania, Giacomo Scalzo, rappresentante della Regione Sicilia per le relazioni con Bruxelles e gli affari extraregionali, Antonino Recca, massimo rettore dell’Università di Catania.
Le due istituzioni organizzatrici saranno rappresentate da Monica Joiţa, direttore ad interim dell’Istituto Romeno di Cultura e Ricerca Umanistica di Venezia e Enrico Iachello, preside della Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università di Catania.
Assisteranno ai lavori professori, specialisti, romeni residenti in Sicilia e studenti che frequentano i corsi di romeno che si svolgono all’Università di Catania, sotto la coordinazione della prof.ssa Margareta Dumitrescu.
L’evento è finanziato dell’ICR Bucarest e della Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università di Catania.
Per il programma del convegno, cliccare qui.
Scrittori romeni al Salone del Libro 2011
Per il terzo anno consecutivo, l’Istituto Romeno di Venezia e il Centro Nazionale del Libro dell’ICR Bucarest organizzano lo stand nazionale della Romania al Salone, nonché una serie di manifestazioni sul tema La letteratura romena, oggi.
Per l’occasione, saranno presenti a Torino 16 tra i più importanti scrittori romeni contemporanei, della cui opera sono stati pubblicati di recente titoli importanti in Italia: Gabriela Adameşteanu, Adriana Babeţi, Adrian Chivu, Vasile Ernu, Radu Pavel Gheo, Florina Ilis, Nora Iuga, Florin Lăzărescu, Dan Lungu, Răsvan Popescu, Adina Rosetti, Doina Ruşti, Cecilia Ştefănescu, Cristian Teodorescu, Lucian Dan Teodorovici, Varujan Vosganian.
Lo stand della Romania (72 mq) è stato costruito secondo un concetto innovativo e attrattivo, sia per attirare il pubblico largo, sia per illustrare la produzione delle case editrici romene rappresentative per il tema scelto. Fotografie dei 16 scrittori romeni invitati, realizzate da Mircea Struţeanu, saranno riprodotte tanto sulla struttura esterna dello Stand, quanto nell’ambito di una campagna visiva di promozione dell’evento sugli autobus della città.
Grazie alla collaborazione con la libreria Cărtureşti, il pubblico che desidera farlo potrà acquistare i libri esibiti presso lo Stand.
Il partner delle due istituzioni organizzatrici è, per la prima volta, la cattedra di italiano della Facoltà di Lingue e Letterature Straniere dell’Università di Bucarest.
L’apertura ufficiale dello Stand della Romania si svolgerà giovedì, 12 maggio 2011, dalle ore 13.00, nel Padiglione 3 (P26 – R25). Prenderanno la parola Ovidiu Dajbog-Miron (ICR Bucarest), Dana Bleoca (Centro Nazionale del Libro – Bucarest), Gian Luca Kannes, Assessorato alla Cultura della Regione Piemonte, i professori Marco Cugno dell’Università di Torino, Bruno Mazzoni dell’Università di Pisa e Smaranda Bratu Elian dell’Università di Bucarest.
Durante quattro giorni (12-15 maggio), sia presso lo Stand della Romania, sia presso altri spazi del Salone saranno presentate le traduzioni di letteratura romena in lingua italiana, pubblicate nel corso dell’ultimo anno, nonché i recenti risultati dell’italianistica romena e della romenistica italiana.
L’edizione di quest’anno segnerà la più consistente presenza romena al Salone di Torino, sia grazie alla ricca raccolta di traduzioni di letteratura romena, che al grande numero di invitati: oltre 50 tra scrittori, traduttori, critici letterari e giornalisti, italianisti e romenisti di spicco, rappresentanti di alcune case editrici.
Media partners: Radio Torino International, Centro 95 e il giornale Ora României di Torino.
Fanfara Shavale, concerto all’Accademia di Romania
Notte dei musei all’Accademia di Romania: Sabato, 14 maggio 2011, ore 21.00 – 23.00, Accademia di Romania. Ingresso libero da Piazza José de San Martin, 1
La Fanfara Shavale della Romania proviene da un villaggio [Zece Prăjini, distretto di Iași] della Moldavia centrale di sole 140 case e 560 abitanti. Ciò malgrado, questa piccola località vanta un’invidiabile fama: è il centro abitato con la maggiore concentrazione di bande musicali della Romania (e forse anche del mondo intero), dove ogni uomo sa suonare almeno uno strumento. Il talento musicale si trasmette da una generazione all’altra: dai bambini di 4 anni fino agli anziani di 74, ognuno è capace di interpretare un brano musicale, anche senza conoscere le note, il che assicura l’autenticità delle melodie. Non sorprende che il villaggio è ormai da tempo oggetto di studi e ricerche per musicologi, musicisti ed etnologi.
Ad iniziare dal 1999, i 10 membri della Fanfara Shavale promuovono con gran successo la musica tradizionale romena e rom in tutto il mondo, partecipando a concerti live e prestigiosi festival di world music, folk o jazz in Austria, Cina (alla recente Esposizione universale di Shanghai) Francia, Germania, Gran Bretagna, Irlanda, Israele, Italia (Festa di Capodanno in Piazza San Marco e Carnevale di Venezia), Polonia, Repubblica Ceca, Repubblica Slovacca, Slovenia, Spagna, Svezia, Svizzera, Ungheria, Ucraina e Turchia.
Il loro album di debutto (2003), intitolato “Speed Brass of the Gypsies“, include 20 brani e porta uno spirito innovatore nella musica delle fanfare zingare, combinando più stili di musica tradizionale dell’area balcanica ad un ineguagliabile ritmo di oltre 200 battiti al minuto.
(fonte e info: Accademia di Romania in Roma)
“George Enescu in Italia”, tappa musicale a Torino
Sabato 7 maggio 2011 alle 20.30 all’Auditorium RAI di Torino avrà luogo un concerto straordinario tenuto dal violinista Gabriel Croitoru (vincitore del diritto di utilizzo del violino Guarnieri che è appartenuto a George Enescu) e dal pianista Karim Said (vincitore della prima borsa di studio offerta dalla Enescu Society e l’Istituto Culturale romeno a Londra, in partenariato con la Royal Academy of Music).
L’evento fa parte della tournée “George Enescu in Italia”, organizzata dall’Istituto Romeno di Cultura e Ricerca Umanistica di Venezia con il sostegno dell’Istituto Culturale Romeno di Bucarest.
Durante l’evento saranno organizzate delle lezioni aperte su George Enescu presso i conservatori delle tre città italiane che ospitano la tournée: Verona, Torino e Roma.
L’organizzazione della lezione aperta ha lo scopo di presentare e promuovere tra gli studenti italiani del campo musicale, la vita e l’opera del più grande musicista romeno, e la XX edizione del Festival Internazionale “George Enescu” di Bucarest.
Informazioni di background:
E’ iniziato il 26 febbraio, con un concerto inaugurale ospitato dal prestigioso Teatro La Fenice di Venezia, la tournée “George Enescu in Italia”, dedicata al 130° anniversario dalla nascita del grande violinista, compositore e direttore d’orchestra romeno.
L’evento sarà preceduto, nel foyer del teatro, dall’inaugurazione della mostra “Omaggio a George Enescu – 130”, organizzata dal Museo Nazionale “George Enescu” di Bucarest.
L’evento è organizzato dall’Istituto Romeno di Cultura e Ricerca Umanistica di Venezia, in collaborazione con la Società Enescu di Londra e l’Istituto Culturale Romeno di Londra, il Museo Nazionale “George Enescu” di Bucarest e il Festival Internazionale “George Enescu”, la Fondazione del Teatro La Fenice e il Conservatorio “Benedetto Marcello” di Venezia.
La direttrice dell’Istituto Romeno di Cultura e Ricerca Umanistica di Venezia, Monica Joita, e il Sovrintendente del Teatro La Fenice, Cristiano Chiarot, hanno spiegato tutto in interviste a Radio Romania Internazionale.
(fonte: Comune di Torino).