Archivio
«Orizzonti culturali italo-romeni» a gennaio
Il sito culturale bilingue www.afroditacionchin.ro, dedicato agli «Orizzonti culturali italo-romeni» propone questo mese, tra i suoi nuovi articoli, un’intervista con Bruno Mazzoni sul rinnovato interesse in Italia per la letteratura romena, alcune considerazioni di Bianca Valota Cavallotti, nipote di Nicolae Iorga, sulla scarsa recezione e discutibile qualità degli studi di storia romena in Italia, un omaggio poetico di Geo Vasile a Mihai Eminescu.
La studiosa Afrodita Carmen Cionchin, ideatrice e curatrice del sito, ci introduce nel merito degli articoli: “Apriamo il nuovo anno con la notizia confortante sul nuovo interesse in Italia per la letteratura romena, ben segnalato dall’intervista con Bruno Mazzoni, che dichiara: «Il muro di disinteresse verso i valori della cultura romena in Italia comincia a mostrare delle crepe». Traduttore di prestigiosi protagonisti della letteratura romena contemporanea, come la poetessa Ana Blandiana e lo scrittore Mircea Cărtărescu, il prof. Mazzoni si sofferma su vari aspetti della circolazione della letteratura romena nella Penisola, incluso un rinnovato interesse degli editori italiani a tradurre opere nate in Romania: «A parte Cărtărescu, Blandiana e autori consacrati per filiera europea – osserva – hanno iniziato a circolare in Italia anche opere di Norman Manea, Paul Goma, Lena Constante, Constantin Noica e altri».
Successivamente, l’inchiesta sulla ricezione della cultura romena continua con l’intervista a Bianca Valota Cavallotti: nota specialista di storia dell’Europa Orientale e nipote del grande storico romeno Nicolae Iorga, la studiosa segnala la necessità di un nuovo e più qualificato impulso negli studi dedicati alla storia romena nella Penisola. «In Italia gli specialisti seri di storia romena sono pochissimi. La storia e la storiografia romena sono poco e male conosciute». Un affettuoso ricordo è poi riservato al grande amore di Iorga per l’Italia e alla sua benemerita opera nella Penisola.
Per il 161° anniversario della nascita di Mihai Eminescu, presentiamo in edizione bilingue alcune liriche del grande poeta nazionale romeno tradotte dall’italianista Geo Vasile e pubblicate nella microantologia Mihai Eminescu Iperione. Poesie scelte, Roma, Fermenti Editore 2009.
La sezione «Ospiti» propone alcuni versi editi e inediti di Adam Vaccaro, poeta e critico, fondatore e presidente dell’Associazione Culturale Milanocosa, nonché creatore della Rivista telematica «Adiacenze», mentre nella sezione romena corrispondente, „Oaspeţi”, si possono leggere anche i versi tradotti della poetessa romena Daniela Crăsnaru, in edizione bilingue, romena e italiana, della prima raccolta pubblicata in Italia, Austerloo ed altre battaglie / Austerloo şi alte bătălii, Roma, Ed. Pagine 2008, a cura di Bruno Mazzoni, traduzione di Oana Boşca-Mălin”.
Vasile Ernu, “Nato in URSS”
Homo sovieticus, rievocato dallo scrittore romeno Vasile Ernu
di Horia Corneliu Cicortaș/FIRI
Il primo libro (Născut în URSS, Iași, 2006) dello scrittore Vasile Ernu, classe 1971, è stato da poco pubblicato in Italia, nell’ottima traduzione di Anita Natascia Bernacchia. (Vasile Ernu, Nato in URSS, Hacca Edizioni, 323 pp., 14 euro). Il volume è composto da una serie di brevi frammenti autonomi che rievocano, in modo (auto)ironico, diversi aspetti della vita quotidiana nell’Unione Sovietica: da “Pioniere forever” o “Il sesso nell’URSS”, fino a “Cosa beve il cittadino sovietico?”, “La questione ebraica nell’Unione Sovietica” o “L’avventura sovietica degli oggetti”. Qui di seguito, una conversazione con l’autore del libro.
Horia Corneliu Cicortaș: A proposito dell’esistenza quotidiana vissuta dall’homo sovieticus negli anni settanta e Ottanta, rievocata nel libro, come ha vissuto la tua generazione le novità apportate dalla perestrojka?
Vasile Ernu: Io sono prima di tutto un “prodotto” del periodo della perestrojka prima ancora di essere un homo sovieticus. Il periodo della perestrojka ha significato innanzitutto ribellione, polemica e molta apertura. È stato il periodo dei grandi cambiamenti e delle dimostrazioni continue. Allora ho imparato cosa vuol dire polemizzare, costruire argomenti, lottare e avere coraggio. È stato un periodo delle speranze che svanite poi in questa interminabile transizione post-comunista. Per me, resta il periodo più bello.
Nel libro, io racconto la vita quotidiana in una duplice prospettiva: partendo dalla ma esperienza diretta, ma anche dall’esperienza di coloro che mi hanno raccontato il loro vissuto o le loro letture. Ma è un archivio personale e soggettivo, senza la pretesa di una verità storica e scientifica. Io voglio costruire un mondo che dice: sì, abbiamo vissuto nel comunismo, c’è stata repressione e dolore, ma in questo mondo le persone hanno vissuto, hanno amato, hanno cantato e ballato, hanno gioito e hanno pianto. È la nostra vita e non ci possiamo permettere di gettarla nel cassonetto della spazzatura.
Rispetto ai cittadini di altre ex-patrie comuniste, senti qualche forma di solidarietà, di particolare interesse?
Penso che il mondo comunista abbia creato un certo tipo di cultura, di memoria, di esperienza quotidiana. Certo, esistono delle differenze importanti tra lo spazio sovietico e quello dei paesi comunisti dell’est, così come esistono grandi distinzioni tra il tipo di nazional-comunismo romeno (che a me sembra uno dei meno interessanti) e il comunismo polacco o ungherese. Ma vi è anche un legame comune. Per questo, quando incontriamo gente della stessa generazione degli ex paesi comunisti, abbiamo una moltitudine di racconti e di esperienze comuni. Invece, con una persona della stessa generazione appartenente allo spazio capitalista, le cose non stanno così, poiché abbiamo avuto una storia separata, anche se non così distante come può sembrare. Abbiamo anche con loro storie comuni perché la cultura di massa aveva già iniziato a funzionare anche nello spazio comunista e abbiamo avuto accesso, sia pure per poco tempo, a diversi elementi culturali occidentali (musica, film, cartoni animati, libri). Tuttavia, un certo tipo di esperienza sotto il comunismo ci rende molto più vicini all’interno dell’ex blocco comunista.
Come è stato accolto il libro sull’URSS in Russia e nei dintorni?
Riconosco di aver avuto piccoli timori riguardo alla sua ricezione nell’ex spazio sovietico e in particolare in Russia. In fondo, parlavo a persone che conoscevano benissimo quelle realtà. Ma le cose non sono andate proprio come pensavo. Sembra che il tempo crei un certo tipo di oblio, attivando un certo tipo di memoria. Vi è una nostalgia, una tenerezza rispetto al passato, rispetto ad un periodo scomparso. Sta di fatto che il volume ha riscosso un qualche successo sia di pubblico che di critica. La critica ha apprezzato questa miscela ben dosata di nostalgia, tenerezza e ironia; un ironia che manca nello spazio slavo. Per il resto, cerco di agire simultaneamente negli spazi che sento familiari: Romania, Repubblica Moldova e Russia.
Da quanto ne so, negli altri paesi post-sovietici il libro può essere ordinato solo per corrispondenza. Adesso si sta preparando una traduzione in Georgia e sto negoziando una per l’Ucraina. Naturalmente, il volume si trova, o almeno so che si trovava, nelle librerie della Repubblica Moldova.
In Romania, le prime edizioni del libro, targate Polirom, sono esaurite. Quando sarà di nuovo sul mercato romeno?
La prima edizione è andata a ruba. C’è stata una seconda edizione, con un cd contenente testi del libro letti da Bogdan Ghiu e pezzi musicali della band russa Auktion. Poi, una terza edizione che si sta esaurendo. Il libro si trova ancora e l’editrice Polirom è interessata a pubblicare altre edizioni se ci sarà richiesta. Per uno scrittore, essere letti è la cosa più importante.
Dopo Gli ultimi eretici dell’impero, quali sono i cantieri letterari nei quali sei impegnato?
Ho pubblicato qualche mese fa un libro insieme ad un amico, Bogdan-Alexandru Stănescu, che si intitola Ciò che ci divide. È un libro in cui polemizziamo attorno alle nostre ossessioni letterarie. Sto lavorando ad alcuni libri nuovi ma non so in che ordine usciranno. Mi è abbastanza difficile parlare dei progetti in corso perché non so come si svolgeranno. M’interessano alcuni temi chiari e i soggetti sono delineati. Sicuramente ne sentirete parlare quando usciranno, perché sono temi dolorosi che irriteranno molti.
I tuoi autori prediletti, la famiglia degli scrittori ai quali ti senti più vicino?
Sono cresciuto con molta letteratura russa, per questo ne sono più intimamente legato. La linea Gogol mi è quella più vicina. Gogol e Bulgakov, ma anche Tolstoi e Cehov, Platonov e Babel. Come anche i più giovani Prilepin e Peperstein. Tra i romeni, mi piacciono molto i cronisti e gli avanguardisti. Nell’adolescenza, mi ha impressionato Panait Istrati. Ho letto tardi Preda e Rebreanu, ma non posso dire di avere con loro una grande intimità. Tra i contemporanei leggo Cimpoeşu, Lungu, Aldulescu, Cărtărescu (narrativa breve), Ilis e quasi tutti i miei colleghi di generazione.
La versione originale romena della presente intervista è pubblicata sul quindicinale Ora di Torino (n. 12, 27 genn. 2011).
Voci correlate: “Io non penso che la sofferenza sia la chiave di lettura del comunismo”. Dialogo con Vasile Ernu, a cura di Maria Luisa Lombardo, in eSamizdat (2008).
Horia Bernea e la Città Eterna
Horia Bernea e la Città Eterna. Mostra commemorativa di pittura
20 gennaio – 10 febbraio 2011
Accademia di Romania, Roma
Inaugurazione: giovedì 20 gennaio, ore 18,30
Lo scorso dicembre si commemorava il 10° anniversario dalla scomparsa del pittore romeno Horia Bernea.
Artista di gran raffinamento, esordì come pittore nel 1965. Profondamente legato alla “Città Eterna”, Horia Bernea ha mantenuto con lei un rapporto fecondo e vivificante. Alla metà degli anni ’90, l’Accademia di Romania ha ospitato l’artista ed una sua eccezionale mostra personale. Un’altra testimonianza della comunione tra Horia Bernea e Roma è il bellissimo catalogo Roma bizantina: Roma caput mundi. Una guida soggettiva della Città Eterna (corredato da dialoghi, note, fotografie, acquerelli e disegni suoi), creato nel periodo 1998-1999 insieme al teologo ed antropologo Teodor Baconschi, attuale capo della diplomazia romena.
La mostra riunisce una serie di opere dell’artista rimaste in collezioni pubbliche e private dell’Italia ed è corredata da suggestivi materiali fotografici e pubblicazioni, a testimonianza della sua impressionante attività artistica ed al suo legame profondo con l’Urbe.
All’apertura parteciperanno una serie di personalità del mondo culturale ed artistico, che evocheranno la figura del maestro.
Il progetto è curato dall’Ing. Stefano Ionescu e reso possibile grazie alla collaborazione all’Istituto di Cultura e Ricerca Umanistica di Venezia.
L’inaugurazione sarà preceduta da un concerto di pianoforte di Paul Coriolan Cartianu (musiche di Enescu, Brahms, Constantinescu, Liszt), con un intermezzo poetico in lingua italiana (T. Arghezi, I. Pillat, L. Blaga, N. Stanescu, A. Blandiana, M. Petreu) nella lettura dell’attrice Adina Cartianu.
Sotto, l’artista nel suo studio, nel 1972. (fonte: http://www.wkv-stuttgart.de, Württembergische Kunstverein Stuttgart)
“Jazz Art”: pittura, scultura e musica jazz a Roma
Accademia di Romania, Sala concerti (ingresso da Piazza José de S. Martin, 1). Inaugurazione: Venerdì, 14 gennaio 2011, ore 18.00
Cornel Baicu (direttore dei programmi dell’Accademia di Romania in Roma) e Giorgio Palumbi (critico d’arte) sono lieti di presentare la Mostra-Evento Internazionale “Jazz Art” – Pittura, Scultura e Musica Jazz, con interludi pianistici di Matteo Allegretti.
Artisti espositori: Nieves Alberruche, Maria Teresa Bernabe, Wanda Bettozzi, Laura D’Andrea, Fiamma Dinelli, Mario Franceschini, Goffredo Godi, Fiorenza Gorio, Sergio Guerrini, Bernardette Haouy, Adriano Maraldi, Luigi Marazzi, Xenia Miranda, Patrizia Olivieri, Silvio Pancheri, Gianfranco Papa, Giuseppina Perugini, Piangatelli Lucia, Ewa Pietka, Roberta Recanatesi, Dayse Rodrigues, Gerhard Schwarz, Cristina Taioli, Carlo Vettori, Wong Wing Kuen.
Orari apertura mostra: dal 14 gennaio al 6 febbraio 2011, ore 15.30-19.30, (al mattino per appuntamento).
Eventi musicali in programma:
Sabato, 22 gennaio 2011 ore 17.00
Concerto Jazz – The Blues Breakers
(CARLO MARAGNA chitarra vocale, LEOPOLDO MARAGNA batteria, BEPI FORT tastiera e chitarra, EDI MARROCCU chitarra bass, GERHARD SCHWARTZ voce e chitarra, GIANMARCO LANZA batteria)
Sabato, 29 gennaio 2011 ore 17.00
Jazz Improvisations – Matteo Allegretti
(MATTEO ALLEGRETTI pianoforte, electronics)
Sabato, 5 febbraio 2011 ore 17.00
Concerto Jazz Gigileonardi & Alessandrosilvestrelli Soul-Quartet and vocals
(LUIGI LEONARDI prima voce, ALESSANDRO SILVESTRELLI pianoforte, ALEX GENTILI batteria, MATTEO FABRIZI chitarra basso e contrabbasso, FRANCESCA CONTI corista, SUSANNA PONZO corista)
JazzArt 2011 su Youtube: