Archivio
Caso Racz: due associazioni chiedono al Majestic di ripensarci
Comunicato stampa congiunto FIRI ed ERI
“Inaccettabile comportamento dell’Hotel Majestic di Roma”.
Roma, 29 marzo 2009
Le associazioni FIRI (Forum degli Intellettuali Romeni d’Italia) ed ERI (EuRomeni d’Italia), nell’ambito delle iniziative a tutela del rispetto del principio fondamentale di presunzione di innocenza e contro ogni forma di pregiudizio nei confronti degli stranieri presenti in Italia, lanciano un appello all’Hotel Majestic di Roma perché ritorni sui suoi passi ed assuma, come annunciato, Karol Racz.
Non è tollerabile, infatti, che una struttura alberghiera di tale prestigio ceda di fronte alle posizioni ostili ingiustificabili e frutto di inaccettabile pregiudizio di alcuni suoi dipendenti.
Se l’Hotel Majestic dovesse confermare la non assunzione di Karol Racz in virtù di tali comportamenti, FIRI ed ERI valuteranno se lanciare una pubblica campagna internazionale volta ad invitare i potenziali clienti a non alloggiare presso la struttura in questione e, sussistendone i presupposti, a richiedere l’intervento dell’Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni Razziali (UNAR).
FIRI ed ERI si stanno attivando, inoltre, per reperire – come già fatto per Alexandru Loyos Isztoika – una dimora anche a Karol Racz, il quale, dopo essere stato “eroe” per un giorno, scemato l’interesse commerciale nei suoi confronti, porta ancora un marchio indelebile frutto di un errore giudiziario, nonostante la bocciatura delle ipotesi accusatorie nei suoi confronti da parte del Tribunale del Riesame ed in virtù degli accertamenti scientifici espletati.
Dr. Horia Corneliu Cicortas, Presidente F.I.R.I. (cell. 349-7562472)
Avv. Fabio Maria Galiani, Portavoce E.R.I. (cell. 339-1246254)
La verità di Karol Racz, nella sua prima intervista
Karol Racz, “eroe” per un giorno grazie alla sua comparsa televisiva a “Porta a porta”, si racconta nella prima intervista vera e propria, di cui si pubblica qui in anteprima italiana un frammento iniziale:
Uno dei due romeni accusati per lo „stupro della Caffarella” racconta in un’intervista esclusiva per il giornale romeno „Adevărul” i giorni trascorsi ingiustamente in prigione.
Come sei arrivato in Italia?
Racz: Un anno fa me ne andai dal mio villaggio, Cincu (distretto di Braşov) insieme a un mio nipote. Arrivammo in un campo nomadi a Livorno, ma non avrei mai pensato che sarei stato preso lì un giorno con l’accusa di stupro. A dicembre dell’anno scorso venni a Roma, presso i miei parenti di un altro campo, ma non trovando lavoro decisi di tornare a Livorno. Questo succedeva pochi giorni dopo lo stupro avvenuto alla Caffarella il 14 febbraio. La polizia, dietro indicazione di Isztoika, mi ha arrestato il 18 febbraio in una roulotte di Livorno. Sono stato portato a Roma e non ho voluto nemmeno per un istante confessare un fatto che non ho commesso, nonostante mi avessero detto che la confessione mi avrebbe ridotto la pena.
Cosa ti ha segnato di più nella vicenda che hai vissuto?
Racz: Non sono arrabbiato con gli italiani perché mi hanno arrestato da innocente, è una cosa che può succedere a chiunque. Sono sempre stato fiducioso che le prove e la giustizia divina cui rivolgevo le mie preghiere avrebbero dimostrato la verità. Mi sento invece umiliato per essere stato accusato due volte per un fatto ignobile. Io sono cresciuto tra i monaci e non andrei con una donna nemmeno se me lo proponesse.
[…]
L’intervista originale completa, realizzata da Anca Mihai, è disponibile qui: http://www.adevarul.it. Foto di Anca Mihai. La traduzione italiana è a cura di FIRI.
Alexandru Loyos: il primo alloggio dopo il carcere
Comunicato stampa congiunto FIRI ed ERI
Roma, 28 marzo 2009
Le associazioni FIRI (Forum degli Intellettuali Romeni d’Italia) ed ERI (EuRomeni d’Italia), invocando il rispetto del principio fondamentale di presunzione di innocenza anche nel caso di indagati di origine straniera o appartenenti a fasce sociali deboli, hanno provveduto a fornire ad Alexandru Loyos Isztoika, il giorno del suo rilascio, il primo alloggio da persona libera.
L’iniziativa vuole essere un atto simbolico di solidarietà a chi è stato ingiustamente trattenuto in carcere per più di un mese, anche dopo la decisione del Tribunale del riesame che ha stabilito l’estraneità sia di Racz che di Loyos ai fatti che hanno fornito ai media e agli ambienti politici il pretesto per colpevolizzare di nuovo i romeni presenti in Italia.
Le due Associazioni si augurano, insieme alla società civile italiana, che questo caso serva in futuro da lezione per i media, il cui dovere è quello di fornire un’informazione libera ed accurata, scevra da eventuali pressioni politiche, ideologiche o irrazionali, come anche da sensazionalismi per fini “commerciali”, che rischiano di avvelenare inutilmente il clima sociale italiano.
Dr. Horia Corneliu Cicortas, Presidente F.I.R.I. (cell. 349-7562472)
Avv. Fabio Maria Galiani, Portavoce E.R.I. (cell. 339-1246254)
Il Partito dei romeni al ministro Ronchi: “Basta con la demagogia”
“Il governo italiano ha mai chiesto scusa per la strage di Erba o per Karol Racz, innocente ma tenuto in carcere per più di un mese?”. Così il PIR, il Partito Identità romena, replica al ministro Ronchi, che si era detto sorpreso per non avere ricevuto le scuse del governo di Bucarest per lo stupro della Caffarella.
ROMA, 27 marzo 2009
“Se un italiano si fosse macchiato di un così schifoso reato, il governo avrebbe chiesto scusa”. Il ministro delle Politiche europee, Andrea Ronchi, si era rivolto così al suo omologo romeno Vasile Puşcaş, al termine del loro incontro di metà settimana a Bucarest, aggiungendo anche, riferendosi sempre all’episodio dello stupro nel parco romano della Caffarella, “mi sarei aspettato dal governo romeno una parola di solidarietà alla vittima”. Il ministro romeno aveva subito risposto (“Non è un problema governativo, ma giudiziario”) e adesso arriva anche la replica del PIR che fa riferimento ad alcuni episodi di cronaca nera, come la strage di Erba, nei quali sono rimasti vittime anche stranieri per mano di cittadini italiani. O, sempre per il caso della Caffarella, per quanto accaduto a Karol Racz, innocente ma tenuto in carcere per oltre un mese.
“In relazione alle dichiarazioni del ministro per le Politiche comunitarie Ronchi che in visita a Bucarest si aspettava scuse ufficiali o solidarietà del governo romeno per lo stupro della Caffarella a Roma – scrive il Pir in una nota – , chiediamo al ministro se l’Italia abbia porto scuse ufficiali al governo tunisino per l’efferato omicidio del cittadino tunisino di anni 3 Youssef Marzouk ad opera di due assassini Italiani, oppure per il pedofilo italiano di Iaşi e se siano state poste scuse ufficiali dal governo italiano al cittadino romeno Karol Racz posto per oltre un mese alla gogna mediatica ed additato al pubblico disprezzo ‘riabilitato’ soltanto da Bruno Vespa”.
Il Partito poi aggiunge: “Sarebbe anche bene sapere se il Ministro Ronchi abbia chiesto scusa al Governo romeno per la presenza accertata dall’Interpol in Romania di 232 pregiudicati italiani appartenenti a gruppi delinquenziali come mafia, ndrangheta e camorra. O forse per il Ministro Ronchi c’è solo una razza che merita le scuse, quella che si ritiene superiore alle altre?”.
“Basta con la demagogia – conclude la nota del Pir –, nella patria della mafia della camorra e della ‘ndrangheta dovremmo stare a chiedere scusa ogni minuto a tutto il mondo se l’idea del Ministro Ronchi avesse una qualche minima logica e fondamento, cosa che non è”.
Fonte: La Repubblica-Metropoli
Revocata alla Badescu la qualifica di membro d’onore del PIR
Il partito dei romeni d’Italia (PIR) revoca la qualifica alla Badescu
(Fonti: PIR, roma.repubblica.it/)
Roma, 10 marzo 2009
Revocata ieri a Ramona Bădescu la qualifica di membro d’onore del PIR (Partito dei Romeni d’Italia-Identità Romena). Lo ha reso noto il partito stesso in una nota.
“Il Partito dei Romeni d’Italia-Identità Romena – si legge nella nota – preso atto delle recenti dichiarazioni rese alla stampa romena dall’attrice, membro d’onore del Partito, preso atto che tali dichiarazioni ledono gravemente l’immagine del Partito stesso e che sono in palese contrasto con la qualifica di membro di onore sin qui ricoperta dalla signora Bădescu, revoca con effetto immediato la qualifica di membro di onore del Partito conferito sin dal 2007 alla signora Ramona Bădescu alla quale comunque si augura ogni bene per il prosieguo della Sua attività artistica”.
Tali dichiarazioni ostili sono state peraltro rese dalla Bădescu “sia nel suo ruolo di consigliere del sindaco Alemanno, sia nella sua recente qualità di portavoce FARI”, ha ricordato oggi il segretario nazionale del PIR Mihai Muntean, in una conversazione col presidente del FIRI.
Si ricorda qui che la “FARI” che ha come portavoce Ramona Bădescu, è un’associazione nata all’inizio di febbraio, omonima della già preesistente Federazione delle Associazioni per i Romeni in Italia, la quale ha subito un attacco fraudolento col concorso della stessa ex-soubrette – cfr. su questi temi il seguente link).
Maledetti romeni
Umberto Eco: Maledetti romeni
(http://espresso.repubblica.it/dettaglio/maledetti-romeni/2071780/18)
Lo erano la Franzonescu di Cogne, i coniugi di Erba Olindu e Roza, Sindoara e Calvuli. E poi Badalamentu, Provenzanul, Liggiu. Hanno distrutto l’immagine di un paese di persone oneste
Il Viminale ha cercato di emettere alcuni comunicati imbarazzati secondo cui, a proposito dei casi di stupro, nel 60,9 per cento sono responsabili cittadini italiani (e peraltro i sociologi sapevano già che la stragrande maggioranza degli stupri avviene in famiglia, e bene hanno fatto Berlusconi, Casini, Fini e altri a divorziare, per evitare situazioni così drammatiche). Per il resto, visto che sono di moda i romeni, pare che essi siano responsabili solo per il 7,8 per cento mentre un buon 6,3 per cento se lo aggiudicano i marocchini (che peraltro, come ci hanno insegnato Moravia e Sophia Loren, la loro parte l’avevano già fatta più di 60 anni fa). Non ce la vengano a raccontare. E allora le ronde? Le facciamo contro i bergamaschi? Sarà opportuno ricordare la nefasta partecipazione dei romeni, subito dopo la guerra, alla strage di Villarbasse, ma per fortuna allora esisteva ancora la pena di morte e giustamente sono stati fucilati La Barberu, Johann Puleu, Johan L’Igntolui, e Franzisku Sapuritulu. Romena era certo Leonarda Cianciullui, la saponificatrice e, come dice il nome chiaramente straniero, romena doveva essere Rina Fort, l’autrice della strage di via San Gregorio nel 1946. Per non dire dell’origine romena della contessa Bellentani (che da nubile faceva Eminescu) che nel 1948 sparava sull’amante a Villa d’Este. Romena non era Maria Martirano ma certamente lo era il sicario Raoul Ghianu che, su mandato di Giovanni Fenarolu, l’ha uccisa nel 1958 (tutti ricorderanno il delitto di via Monaci) e romeno era il maestro Arnaldu Graziosul che nel 45 aveva ucciso, si dice, la moglie a Fiuggi. Romeno era il Petru Cavalleru che con la sua gang aveva compiuto un’audace e sanguinosa rapina a Milano, e romeni erano i membri della sciagurata banda di via Osoppo. Benché mai scoperti, romeni erano gli attentatori della Banca dell’Agricoltura (certamente romeni erano Fredu e Venturu) e gli autori della strage alla stazione di Bologna. Romeni erano stati i sospetti di corruzione di giudici come il Previtului e il Berluschescu, romeno il ragazzo Masu che nel 1991 aveva ammazzato i genitori e i due ragazzi Erika (tipico nome extracomunitario) e Omar (romeno e musulmano per giunta!) che avevano ucciso madre e fratello di lei a Novi Ligure. Romena era senza ombra di dubbio la signora Franzonescu di Cogne, i due coniugi di Erba Olindu e Roza, romeni erano sia Sindoara e Calvuli che i loro uccisori, romeni i banchieri che recentemente hanno portato al fallimento tanti risparmiatori, romeni i bambini di Satana, romeni i miserabili che gettavano pietre dai ponti dell’autostrada, romeni i sacerdoti pedofili, romeno l’assassino del commissario Calabresi, romeni i rapitori e uccisori di Moro, Casalegno, Bachelet, Tobagi, Biagi e altri, romeni gli assassini di Pecorelli e la banda della Uno bianca, e per concludere romeni gli assassini di Mattei, del bandito Giuliano, di Pisciotta, di Mauro De Mauro, dei fratelli Rosselli e di Matteotti. Romeni erano Giulianu e gli autori della strage di Portella delle Ginestre, i colpevoli del caso Wilma Montesi (ricordate il cupo Piccionului?) gli sparatori dei morti di Reggio Emilia, i golpisti del Piano Solo; romeni erano i compagni di merende del mostro di Scandicci, gli autori degli attentati a Falcone e a Borsellino e del massacro di piazza della Loggia a Brescia, della strage dell’Italicus e di quella di Ustica, dell’omicidio Pasolini (forse anche Rom); romeni i gambizzatori di Montanelli, i commandos di via Fani e gli assassini di Moro, Coco, Occorsio, Alessandrini, Guido Rossa, Peppino Impastato, Pippo Fava, Piersanti Mattarella, Mino Pecorelli, Giorgio Ambrosoli, Ezio Tarantelli, Salvo Lima, don Pino Puglisi, Ilaria Alpi, Massimo d’Antona, Carlo Giuliani; romeni erano ovviamente l’attentatore del papa (agente dell’associazione Lupu Grigiu) e i massacratori di Dalla Chiesa e signora, romeno il rapitore di Emanuela Orlandi. Romeni infine tutti gli appartenenti al clan di Timisoara, Badalamentu, Provenzanul, Liggiu, Bontadeu, Rijnara, romeni gli strangolatori nazifascisti Tutu e Concutellului, evidentemente aderenti alle Guardie di Ferro di Codreanu. Questi romeni hanno distrutto l’immagine di un paese di persone oneste, timorate di Dio, aliene dalla violenza, rispettose delle differenze etniche, religiose e politiche. Meno male che finalmente ci siamo accorti che i colpevoli erano loro altrimenti avremmo continuato a scavare tra i faldoni delle procure italo-sovietiche senza cavarne nulla, mentre ora con una buona organizzazione di ronde leghiste potremo finalmente ripristinare legge e ordine in questo nostro sfortunato paese.